DAL SITO DELLA FEDERAZIONE DELL CHIESE EVANGELICHE ITALIANE (www.fedevangelica.it)

 

Reazioni evangeliche al nuovo documento vaticano

 

Roma (NEV), 10 luglio 2007 – In seguito alla presentazione avvenuta oggi del nuovo documento della Congregazione per la dottrina della fede “Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina sulla Chiesa”, in cui si afferma che solo la Chiesa cattolica possiede “tutti gli elementi della Chiesa istituita da Gesù”, il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), pastore Domenico Maselli, ha rilasciato la seguente dichiarazione:


“La pubblicazione dell’ultimo documento della Congregazione per la dottrina della fede costituisce un vistoso passo indietro nei rapporti tra la chiesa cattolica romana e le altre comunità cristiane. È vero che non fa altro che ripetere quanto già affermato nella ‘Dominus Iesus’ del 2000, ma il concetto è ora ribadito con una chiarezza insolita. Una frase soprattutto colpisce il lettore ecumenico, in cui si definisce la chiesa cattolica come quella ‘nella quale concretamente si trova la Chiesa di Cristo su questa terra’. Pare evidente che l’unico modo per cercare l’unità sarebbe quello di entrare nella chiesa cattolica romana. Era stata la soluzione sperata da Newman, che portò poi alla condanna del modernismo. Ciononostante, il dialogo ecumenico deve continuare, e può continuare, mettendosi ognuno in discussione, per cercare di ascoltare la voce di Cristo che per tutti noi è la via, la verità, la vita. In questo spirito si deve continuare il cammino sia in Italia che nel resto del mondo, fidando nel rispetto reciproco ed anche nella laicità dello Stato che permette che la libertà di discussione, di ricerca e di religione sia mantenuta fino in fondo”.


Secondo la Riforma protestante gli elementi originali delle chiese sono la pura predicazione del vangelo e la corretta amministrazione dei sacramenti: “Questo e nient’altro deve essere visto come espressione autentica dell’unica chiesa di Cristo”, ha dichiarato il pastore Thomas Wipf, presidente della Comunità delle chiese protestanti in Europa – Comunione di Leuenberg (CPCE), commentando il nuovo documento della Congregazione per la dottrina della fede “Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina sulla Chiesa”, che concepisce la chiesa cattolica come l’unica chiesa di Cristo.

Secondo Wipf per un protestante è impossibile concordare con l’autocomprensione cattolica: “Tutto ciò che è esteriore è fallibile – ha dichiarato –, incluse la chiesa protestante e quella cattolica”. Oltre all’aspetto teologico, Wipf ha osservato un’altra questione importante: “Un documento del genere manda segnali sbagliati. Le sfide di questo mondo chiedono a gran voce che le chiese lavorino insieme. La comunione non è un obiettivo ideale, ma il nostro compito. Le vedute dottrinali sono molto importanti, ma non devono spaccare la chiesa”.


L’Alleanza riformata mondiale (ARM), che da anni intrattiene dialoghi bilaterali con il Vaticano, ha scritto una lettera al cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani, per chiedere chiarimenti sul documento della Congregazione per la dottrina della fede “Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina sulla Chiesa”, che concepisce la chiesa cattolica come l’unica chiesa di Cristo.

Siamo sconcertati – scrive nella lettera il pastore Setri Nyomi, segretario generale dell’ARM –, dalla presentazione di tale documento in questo momento storico per la chiesa cristiana. In un’epoca di frammentazione sociale in tutto il mondo, l’unica chiesa di Gesù Cristo a cui tutti partecipiamo dovrebbe rafforzare la propria testimonianza comune e affermare la propria unità a Cristo. Il documento pubblicato il 10 luglio purtroppo offre un’interpretazione di Lumen Gentium 8 che ci riporta al pensiero e all’atmosfera che c’erano prima del Concilio Vaticano II”. Lamentando le possibili conseguenze negative per i dialoghi bilaterali cattolico-riformati, Nyomi ricorda i documenti comuni prodotti negli ultimi anni, compreso quello che sta per uscire, e mette in discussione “la serietà con cui la chiesa cattolica romana affronta i suoi dialoghi con la famiglia riformata e le altre famiglie ecclesiali”.


“Per adesso – conclude la lettera –, siamo grati a Dio perché la nostra chiamata ad essere parte della chiesa di Gesù Cristo non dipende dall’interpretazione del Vaticano. È un dono di Dio”. E prosegue: “Preghiamo perché venga il giorno in cui la chiesa cattolica romana vada al di là delle pretese esclusivistiche, in modo che possiamo portare avanti la causa dell’unità cristiana per cui il nostro Signore Gesù Cristo ha pregato”.

 

DAL SITO DELL’ALLEANZA EVANGELICA ITALIANA  (www.alleanzaevangelica.org)

Chi dà le patenti di ecclesialità?

 

"Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti" (Giovanni 14:27).

 

Nessun cristiano dev'essere turbato dal recente documento della Congregazione per la Dottrina della fede della Chiesa cattolica che ribadisce il fatto che le chiese protestanti, tra le altre, non sono "chiesa" per il fatto di non essere unite alla Chiesa cattolico-romana. Si tratta di un convincimento già ampiamente esposto dal magistero cattolico: ad esempio, dal Vaticano II (Lumen Gentium), e ribadito nella Dominus Iesus del 2000.

 

Il punto non è la novità di questa visione, che può dare fastidio al movimento ecumenico, ma non ai credenti in Gesù Cristo. La questione in gioco è un'altra. ed è questa: nessuna istituzione umana ha l'autorità di dare patenti di ecclesialità ad altre. Questa prerogativa spetta a Gesù Cristo per mezzo dello Spirito Santo sulla base della Scrittura. In altre parole, la chiesa è stabilita dal Signore Gesù dove due o tre persone sono riunite nel Suo nome, dove la Sua Parola è annunciata integralmente, dove gli ordinamenti (battesimo e cena) sono amministrati fedelmente e dove il discepolato è vissuto in modo confessante. Quando ciò accade, è del tutto ininfluente che un'istituzione umana detti altri criteri autoreferenziali.

 

Le chiese evangeliche rifiutano di considerarsi chiese di "serie B" perché la Chiesa romana le considera tali. Sanno che i conti si fanno con Dio, non con il papa e la gerarchia.

 

In fondo, questo documento è più “romano” che “cattolico”.

 

Ma, chiediamoci, il genio del Cattolicesimo Romano non è proprio quello di tenere insieme il centralismo e l'universalità, spostando il pendolo ora di qua ora di là? L'Evangelo invita ogni persona e ogni chiesa a riformarsi continuamente alla luce della Parola di Dio, non a mantenere i propri equilibri malsani.

 

Evidentemente, il Cattolicesimo tiene più a consolidare la propria identità che ad assecondare il soffio dello Spirito Santo.

 

 

Past. Roberto Mazzeschi

 

Roma, 11 luglio 2007

Alleanza Evangelica Italiana